Antica ergatività anatolica

Problemi e metodi nella ricerca linguistica delle lingue dell'Anatolia antica

Alfredo Rizza

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Torino, 11 giugno 2007

(c) Alfredo Rizza
© - giugno 2007

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L'eteo come lingua split-ergative

quanto segue compare in forma discorsiva, con alcune varianti, in un intervento degli Atti del Sodalizio Glottologico Milanese (2006-2007)

1. Fenomeni di ergatività sono stati segnalati anche per le lingue indoeuropee del gruppo anatolico.

Il caso del gruppo anatolico delle lingue indoeuropee è, in realtà, una questione ancora aperta e forse non sempre ben compresa nelle diverse premesse teoriche.

Si tratta delle forme, meglio esemplificate dall'eteo, che mostrano una terminazione in /nt(i)s/:

-anz(a), /ants/ in eteo (sg.);

-antis in luvio;


e.g.:

(1): Maşat 75/10 Vs 3

3 mahhan =ta kā-s tuppi-anz(a) anda wemijazzi

come(temporale)=proN.2.sg.acc questa-nom tavoletta-anz raggiunge(rà)

 

«Non appena questa tavoletta ti raggiungerà»

Il termine tuppi-, neutro, qui si presenta con una terminazione \-anz\ accompagnato dal dimostrativo al caso nominativo della classe dei comuni.

Tali forme sostituirebbero di fatto l'uso del nom/acc neutro nella funzione di soggetto di frase a costruzione transitiva. In altre parole, si ritiene che un nome neutro in eteo non possa avere relazione grammaticale di soggetto con un verbo in una costruzione transitiva (funzione A).


 
2. Le ipotesi in competizione

L'eteo distingue due classi nominali: communia e neutra. La prima classe comprende sostantivi animati e inanimati che flettono secondo la tipologia accusativa, la seconda inanimati che flettono secondo la tipologia neutra: senza distinzione fra le funzioni sintattiche con un'unica desinenza (compresa una terminazione '0') per il soggetto e l'oggetto detta nominativo/accusativo.

Le ipotesi formulate dagli studiosi riguardo agli esempî come (1) possono essere ridotte a due orientamenti:

a- la terminazione \-anz(a)\ è una desinenza di caso, ergo il sistema grammaticale eteo è da definirsi 'split-ergative'(1). Alcuni contro-esempi, non sempre di facile comprensione, rendono incerta questa soluzione che, però, dal punto di vista tipologico, è pienamente accettabile;

b- la terminazione \-anz(a)\ è in realtà formata da un suffisso derivazionale \-nt-\ e caratterizzata da flessione accusativa tipica della classe dei comuni, con la desinenza \-s\ del nominativo, ergo il sistema flessionale è di tipo scisso accusativo-neutro. Con questa soluzione abbiamo una classe nominale 'difettiva', nel senso che per i nomi neutri non vi è possibilità ben documentata e certa di poter svolgere la funzione di soggetto in frasi a costruzione transitiva.

Per quanto riguarda l'ipotesi di ergatività scissa (a-) è necessario prendere una posizione terminologica precisa, come accade negli studî di Garrett, altrimenti si rischia di non riuscire a tracciare nettamente i confini fra le varie interpretazioni; ergo lo status questionis è forse meglio da rielaboare nel seguente schema.

(1) Cf. Garret, A. J., The origin of NP Split Ergativity, in «Language» 66 (1990), pp. 261-292.

3. Flessione o derivazione? Per non capirsi male...

L'ipotesi dell'ergatività scissa si basa sulla rianalisi delle forme in -anza come costituite da una desinenza e quindi ricondotte ad un fenomeno puramente flessivo. Ovviamente tale rianalisi si riferisce esclusivamente al gruppo di sostantivi neutri in -anza attestati unicamente, in tale forma, nella funzione di soggetto transitivo. Sono quindi esclusi i sostantivi che mostrano con netta evidenza l'impiego di un suffisso \-ant\. L'origine di tale desinenza è vista in un antico ablativo, \-anz\ appunto, di rara attestazione nei sostantivi etei.(2)

Va sottolineato come Garrett riposi questa rianalisi sulla teoria dell'ergatività morfologica come esposta da Dixon,(3) quindi basata sull'esistenza di TRE e NON DUE relazioni grammaticali universali: il soggetto nelle costruzioni intransitive (S); il soggetto nelle costruzioni transitive (A); l'oggetto diretto (O). Senza accettare questa premessa non è possibile parlare di ergatività nei termini di Dixon e non è comprensibile lo studio di Garrett, che pure basa i propî studî su premesse linguistico-teoriche diverse, di derivazione generativista. Ma l'importante è capire come il sistema che meglio può farci comprendere quanto proposto da Garrett e il perché non è affatto 'marcato' o implausibile un sistema come quello di Garrett è la griglia concettuale di Dixon.

(2) Cf. Melchert, H. C., Ablative and Instrumental in Hittite, Harvard University: PhD Dissertation, 1977, pp. 448-450, 455-457 et passim.

(3) Si veda ora Dixon, R. M. W., Ergativity (Cambridge Studies in Linguistics 69), Cambridge: Cambridge University Press, 1994.

4. Perché va bene.

L'eteo rientrerebbe in una delle casistiche dell'ergatività scissa in quanto mostrerebbe i sostantivi della classe dei comuni con codifica accusativa e quelli della classe dei neutri con codifica ergativa. Secondo Dixon, e questo è un punto molto importante,(4) se il sistema è scisso e mostra tale scissione nella flessione dei nominali, esiste una gerarchia (gerarchia di Silverstein) riconducibile alla semantica dei referenti sulla quale porre una regola precisa per il comportamento della scissione: il sistema ergativo starà sempre in una parte 'più bassa' della gerarchia, mentre quello accusativo starà sempre in una parte più alta.

 

pronomi di prima persona

pronomi di seconda persona

pronomi di terza persona - dimostrativi

nomi proprî

nomi comuni


umani animati inanimati

<-------------------------------------------------------------------------------------------

Accusativo

 
Ergativo


Con queste premesse è naturale pensare alla situazione dell'eteo come a quella di una lingua con un fenomeno di ergatività scissa.


(4) Non è raro far riferimento, parlando di ergatività, alla situazione del basco, la cui natura induce a collegare strettamente ergatività e attività, non permettendo di riconoscere in eteo un fenomeno di ergatività scissa. Riprenderò la questione in una prossima comunicazione.

5. Perché no.

Meno naturale, almeno a prima vista, accettare che un nome della classe dei neutri fletta con un sistema ergativo ma richieda un accordo con altri nominali, come gli aggettivi dimostrativi, secondo la flessione dei comuni. Per intenderci, se la classe dei 'neutri' flette in un sistema ergativo, perché si accorda allo stesso modo della classe dei comuni? Ma anche su ciò mi riservo di intervenire in un secondo momento, quando potrò mettere a disposizione maggiori dati tipologico-comparativi. Per il momento vi rimando all'esempio sopra riportato dove è evidente come il dimostrativo kā-s, nominativo si accordi con tuppi-anz, nominativo o ergativo.

Altri problemi sorgono contro la teoria dell'ergatività, ma vanno considerati con attenzione e su ciò si basa il progetto di studio qui presentato nelle sue premesse.

  1. Sappiamo che, accettando l'ipotesi ergativa, comunque esisterebbe un suffisso derivazionale \-ant\ che al nominativo singolare sarebbe perfettamente isomorfo con la desinenza di ergativo \-anz\, infatti \-ant-\ più la desinenza \-s\ dà regolarmente \-anz\.
  2. Potrebbe esistere un netto e definitivo (se non si ricorre all'unus testis nullus) controesempio, ma esso è problematico.

KBo 3.23 i.5-6

mān[=an] handais walhzi zig=an ekunim-i dai

se[=proN.3.sg.acc] 'caldo'-nom.nt 'colpire' 'tu'=proN.3.sg.acc 'fresco'-loc 'porre'

 

«Se lo colpisce il caldo, tu mettilo al fresco»

 

Dove handais sarebbe il nom/acc di un sostantivo neutro con tema in /-s-/ perché esiste una forma handas[i], locativo, che illustra come la /s/ debba essere parte del tema. Il termine però non ha attestazioni in contesti dove svolga funzione di oggetto diretto e per tanto non si può verifcare la forma dell'oggetto diretto che permetterebbe di riscontrare, eventualmente, un isolato tema in /-s-/ di classe comune.(5)

Anche un esempio come il seguente conduce ad una riflessione tipologica sulla tenibilità dell'ipotesi ergativa. Qui infatti osserviamo una forma nepisanz, da nepis, 'cielo', neutro (*nebhes) che sembra avere funzione di vocativo ma, nei sistemi ergativi, in genere, la funzione di vocativo è svolta dal caso nominativo (assolutivo), non dall'ergativo.(6)

KUB 15.34 iv.31

n=us attas nepisanz[a] EGIR-an tarna

conn=proN.3.pl.acc 'padre' 'cielo' adV 'lasciare'.imp.2.sg


«Lasciali andare, padre cielo»


(5) Cf. Zeilfelder, S., Archaismus und Ausgliederung, Heidelberg: Winter, 2001, pp. 164-165.

(6) Anche questa affermazione necessita di conferme più solide dalla comaparazione tipologica. Comunque si veda già Lazzeroni, R., Il nome greco del sogno e il neutro indoeuropeo, «Studi Linguistici e Filologici Online» 1 (2003), pp. 299-326.

6. Conclusione.

Per ora non posso che concludere materialmente questa lunga pagina. Prossimamente (si spera) , arriveranno dati e risultati copiosi.