Linguistica Generale 2018-2019. Programmi.


Questo è il programma del corso per Lingue e letterature, NON di quello per Mediazione, le cui istruzioni saranno comunicate agli studenti solo oralmente!


L'esame, che si svolge oralmente, è articolato in quattro parti (tre generali ed una specialistica) che possono venire sostenute nella medesima seduta o (meglio) in più sedute a facoltà del candidato. La prime tre parti sono uguali per tutti, mentre l'ultima è concordata in base alla lingua scelta dallo studente.

Nel caso degli iteranti, naturalmente, le cose cambiano: questi, avendo portato il Graffi - Scalise e le lezioni online già una volta, non avrebbe molto senso che le portino ancora una seconda; possono, pertanto, portare solo un libro (ovviamente non lo stesso dell'altra volta) scelto tra quelli della parte quarta.

Si noti, inoltre, che, per quanto riguarda la struttura generale, nessuna significativa variazione è stata introdotta rispetto agli anni precedenti (anche quelli in cui pure il corso aveva un'altra, più depistante, denominazione: Didattica delle lingue moderne): è solo stata aumentata la scelta di base per le parti specialistiche, sono state corrette ed integrate qui e là le lezioni online, e mantenute le lezioni filmate.

L'iscrizione agli appelli da nove anni ormai si effettua online alla pagina del mio sito http://www.bmanuel.org/esame/index.php (approntata inizialmente da Adriano Allora e poi perfezionata da Luca Procopio) anziché prima manualmente sui poco affidabili foglietti volanti appesi alla bacheca, ed anziché ora alle ancor meno comode e ben più macchinose ed esigenti pagine del sito dell'UniTO (la famigerata procedura "esse3"), che useremo solo per registrare.

Il corso è stato pianificato in modo che, seguendo queste istruzioni, possa essere fattibile senza particolari difficoltà anche dagli studenti che non potessero frequentare. Niente apartheid per i non frequentanti!



Parti generali (i-iij).


Le "parti generali" dell'esame costituiscono una introduzione alla linguistica generale, e prevedono lo studio combinato (1) di un manuale più le lezioni online (2) sul linguaggio e quelle (3) sulle lingue.
Un possibile percorso consigliabile potrebbe essere quello di studiare prima il primo modulo delle lezioni (sul linguaggio), poi il manuale, e quindi il secondo modulo di lezioni (sulle lingue).


(i). Manuale di linguistica generale.

Giorgio Graffi - Sergio Scalise, Le lingue e il linguaggio, Bologna, il Mulino, 2002.

La prima edizione (2002: il "Graffi blu"), ora esaurita, è stata sostituita da una seconda (2003: il "Graffi rosso") ancora recentemente ristampata, che ha eliminato qualche imprecisione ed aggiunto un paio di paragrafini: le differenze, ai fini dell'esame, sono irrilevanti. Nel 2013 è uscita una terza edizione (il "Graffi azzurro") che ha un paio di addizioni più cospicue: studiate pure nell'edizione che avete trovato, semmai chi avesse già usato la terza edizione me lo segnali all'esame. Il manuale è da studiare completo; alcuni capitoli, però, sviluppati anche nelle lezioni online, sono di interesse prevalentemente contrastivo ad esse, utili per sviluppare un'attitudine critica agli argomenti presentati; altri capitoli (soprattutto Fonetica, Morfologia e Sintassi) sono invece indispensabili e fondamentali; il capitolo 10 (Linguistica storica), infine, è da abbinare alla parte (3) dell'esame (Lingue), di cui costituisce il presupposto, e varrà interrogato in quella sede.
Il testo è comune per tutti gli studenti. Per gli studenti stranieri (Erasmus, ecc.) con conoscenza ancora imperfetta dell'italiano può tuttavia essere sostituito con il titolo seguente [For foreign and Erasmus students with still limited knowledge of Italian it is possible to substitute Graffi's manual with this one in English]:

Adrian Akmajian (et alii), Linguistics. An Introduction to Language and Communication, Cambridge (Mass.) - London (Engl.), The MIT Press, 2001 (fifth edition). * [almeno i capitoli | at least chapters 2-5, 8, 12]



(ij-iij). Introduzione alla linguistica generale: Lezioni integrative.


Si tratta di due moduli di lezioni, disponibili online. Il primo è un'introduzione al problema del linguaggio, dal punto di vista generale, semiologico e biologico. Il secondo alle lingue dell'Eurasia, soprattutto in relazione alla linguistica storica ed alla classificazione linguistica; dato l'orientamento orientalistico della molta parte degli iscritti al corso il focus della trattazione verte soprattutto sull'Asia.



Parte specialistica (iv).


La seconda sezione dell'esame (che costituisce la (4) parte) è costituita dai programmi speciali dedicati alle linguistiche delle lingue scelte dagli studenti. L'intendimento originale era quello di concentrarsi su cinese (lingua ora sostanzialmente persa, con la ristrutturazione dei dipartimenti del 2012), giapponese, arabo e hindi, ma cammin facendo altre lingue si sono aggiunte (d'altronde, il fine è stimolare la curiosità dello studente ad applicare gli strumenti "tecnici" appresi a qualsiasi realtà linguistica che lo interessi: niente limiti, quindi). Nei punti seguenti c'è l'elenco completo dei programmi speciali che si sono finora concordati; sono già una quarantina abbondante, ma se ne possono concordare anche altri in base a vostre proposte ed esigenze: fatevi sotto, se avete un'idea utile od un interesse bizzarro, ché più bizzaro è più sono felice.
Per cinese, giapponese, arabo e hindi sono disponibili i filmati (che erano una NOVITÀ 2007, e si vede: il campionamento è arcaico e schifoso, con un audio talora incomprensibile; giorno verrà anche una ricampionatura decente) di alcune lezioni che ho dedicato alla illustrazione dei programmi, con tutte le istruzioni su come studiarli: per favore dateci un'occhiata (se riuscite a farcela) prima di faticare inutilmente (e di mandarmi a stendere!).
Per gli altri programmi, invece, sono ovviamente sempre disponibile ad ogni chiarimento.



(1). Programma per lingue africane.


Propongo un volume di Tucker Childs del 2003 che ha il vantaggio di avere anche dei file audio in cui uno può sentire alcune delle conclamate bizzarie delle lingue africane, come i famigerati clics:

George Tucker Childs, An Introduction to African Languages, Amsterdam- Philadelphia, John Benjamins Publishing Co, 2003. *



(2). Programma per lingue amerindie: Mesoamerica.


Propongo il volume dei Cambridge Language Surveys, vecchiotto ma valido, e di dimensioni e taglio adatto:

Jorge A. Suárez, The Mesoamerican Indian Languages, Cambridge - London - New York - New Rochelle - Melbourne - Sydney, Cambridge University Press, 1983 "Cambridge Language Surveys". *



(3). Programma per lingue amerindie: Nordamerica.


Dato che il volume dei Cambridge Language Surveys, pur decisamente eccellente, non è facilmente ritagliabile per un esame, propongo una selezione dal diciassettesimo volume dello Handbuch of North American Indians, che comprenda i capitoli generali (pp. 1-63 e 137-184), quello storico (pp. 290-324), ed almeno due sketch a scelta:

Ives Goddard, Languages, Washington, Smithsonian Instititution, 1996 "Handbuch of North American Indians" 17.



(4). Programma per arabo.


Il libro di default prescelto è una sintetica introduzione alla grammatica storica delle lingue semitiche (ha 30 anni, ma alternative valide più moderne ed in italiano non ne ho trovate). Istruzioni e suggerimenti su come affrontarlo sono contenuti nelle lezioni filmate online.

Sabatino Moscati - Anton Spitaler - Edward Ullendorff - Wolfram von Soden, An Introduction to the Comparative Grammar of the Semitic Languages. Phonology and Morphology, Wiesbaden, Otto Harrassowitz, 1980 (3). *


Se questa è la scelta generica, molte altre possibilità più ad hoc sono prevedibili. Come ad esempio:

Olivier Durand, Dialettologia araba, Roma, Carocci, 2009 "Università" 812.
Giuliano Mion, Sociofonologia dell'arabo. Dalla ricerca empirica al riconoscimento del parlante, Roma, Università La Sapienza, 2010 "La Sapienza orientale - Ricerche". *
Henriette Walter - Bassam Baraké, Arabesques. L'aventure de la langue arabe en Occident, Paris, Robert Laffont - Éditions du temps, 2006.
Joseph E. Aoun - Elabbas Benmamoun - Lina Choueiri, The Syntax of Arabic, Cambridge, Cambridge University Press, 2010 "Cambridge Syntax Guides". *
Jonathan Owens, Early Arabic grammatical theory, Amsterdam, 1990 - John Benjamins B.V, 1990 "Amsterdam studies in the theory and history of linguistic science. Series III, Studies in the history of the language sciences" 53. *
Kees Versteegh, The Arabic Language, New York, Columbia University Press, 1997. *


Il primo titolo è adatto per studenti avanzati che si interessino alle varietà degli "arabi volgari"; il secondo è per gli appassionati di fonetica (ebbene sì, ve ne sono: pochi, è vero, ma vi sono!); il terzo per principianti che preferiscono il francese all'inglese e che si accontentano di una prospettiva più eurocentrica; il quarto è per i più avanzati cui l'armamentario della grammatica generativa non fa paura; il quarto una introduzione agli inizi della grammaticografia araba ed ai suoi concetti caratterizzanti; ed il quinto, infine, è una efficace ma leggibile storia della lingua araba, consigliabile per chi voglia concentrarsi sul solo arabo e non disdegni un po' di storia.



(5). Programma per lingue berbere.


In generale, si può partire dal profilo di Kossmann per il volume afroasiatico dei Cambridge Language Surveys:

Maarten Kossmann, Berber, in Zygmund Frajzyngier - Erin Shay, The Afroasiatic Languages, Cambridge - New York - Msdrid - Cape Town - Singapore - São Paulo - Dehli - Mexico Coty, Cambridge University Press, 2012 "Cambridge Language Surveys", pp. 18-101. *


Cui si può aggiungere, per vedere una situazione specifica e tastarne il polso, il piccolo volumetto emanato dal governo marocchino:

Meftaha Ameur - Aïcha Bouhjar - Fatima Boukhris - Ahmed Boukouss - Abdallah Boumalk - Mohamed Elmedlaoui - El Mehdi Iazzi -Hamid Souifi, Initiation à la langue amazighe, Rabat, Institut Royal de la Culture Amazighe, 2004 "Publications de l'Institut Royal de la Culture Amazighe. Manuels" 1. *



(6). Programma per cinese (normale).


Propongo uno di questi volumi, che spaziano dalla sintassi, all'aspetto, alla fonologia ed alla morfologia:

Xu Dan, Initiation à la syntaxe chinoise, Paris, Langues & Mondes - L'Asiathèque, 1996 "Langues - Inalco". *
Richard Xiao - Tony McEnery, Aspect in Mandarin Chinese: A corpus-based study, Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, 2004 "Studies in Language Companion Series" 73. *
San Duanmu, The Phonology of Standard Chinese, Oxford - &c, Oxford University Press, 2000 "The phonology of the world's languages". *
Antonella Ceccagno - Bianca Basciano, Shuobuchulai. La formazione delle parole in cinese, Bologna, Serendipità Editrice, 2009. *



(7). Programma per cinese (Asia & Africa - base).


Una versione light della selezione di articoli di linguistica cinese (informalmente soprannominata "il pacco bomba") originariamente adottata per DLM 2001-2002 (per cui cfr. il già approntato elenco con guida alla lettura, e le lezioni filmate online); era ritirabile presso la fotocopisteria di via Roero di Cortanze, ma, da quando cinese è stato dismesso dal nuovo Dipartimento, anche questa "convenzione", che si "estinguerà" con gli ultimi miei ex-studenti di Asia e Africa, è stata abbandonata; il "pacco" resta comunque disponibile (non più in copisteria) a chi me ne facesse richiesta; del pari, una nuova selezione alternativa era in allestimento, ma, vista la prevedibile scarsità di domanda, si è preferito dare la priorità ad altri progetti, usando invece come default le soluzioni proposte nel numero precedente. La selezione è la stessa del full (cfr. programma successivo), ma erano stati eliminati quattro articoli non adatti a principianti. L'elenco del "pacco light" è comunque il seguente:

Marie-Claude Paris, Les langues de Chine et le chinois, in “Lalies” XX (2000) 7-22.
Viviane Alleton, Présentation: Classifications chinoises ou les dangers du réductionisme, in “Extrême-Orient - Extrême-Occident” X (1988) 7-12.
Marie-Claude Paris, Nom et verbe en chinois: ressemblances et differences, in “Modèles linguistiques” VI (1984)1 101-115.
Viviane Alleton, A propos de l’expression de la quantité en chinois: quels principes de classification?, in “Extrême-Orient - Extrême-Occident” X (1988) 109-122.
Marie-Claude Paris, L’espace énonciatif en chinois contemporain: mais où la triade est-elle passeé?, in Diversité des langues et représentation cognitives, ed. par C. Fuchs et S. Robert, Ophrys, 1997.
Dingxu Shi, Topic and Topic-Comment Constructions in Mandarin Chinese, in “Language” LXXVI (2000)2 383-407.
Alan Peyraube, Westernization of Chinese Grammar in the 20th Century: Myth or Reality?, in “Journal of Chinese Linguistics” XXVII (2000)1 1-23.
Marie-Claude Paris - Alan Peyraube, L’iconicité: un nouveau dogme de la syntaxe chinoise?, in “Faits de langues” 1 (1993) 69-78.
Ada Valentini, L’italiano dei cinesi. Questioni di sintassi, Guerini, 1992, pp. 9-105 (primi due capitoli).



(8). Programma per cinese (Asia & Africa - avanzati).


Il "Pacco bomba" in versione full (cfr. le spiagazioni al numero precedente), e cioè:

Marie-Claude Paris, Les langues de Chine et le chinois, in “Lalies” XX (2000) 7-22.
Viviane Alleton, Présentation: Classifications chinoises ou les dangers du réductionisme, in “Extrême-Orient - Extrême-Occident” X (1988) 7-12.
Marie-Claude Paris, Nom et verbe en chinois: ressemblances et differences, in “Modèles linguistiques” VI (1984)1 101-115.
Viviane Alleton, A propos de l’expression de la quantité en chinois: quels principes de classification?, in “Extrême-Orient - Extrême-Occident” X (1988) 109-122.
Marie-Claude Paris, L’espace énonciatif en chinois contemporain: mais où la triade est-elle passeé?, in Diversité des langues et représentation cognitives, ed. par C. Fuchs et S. Robert, Ophrys, 1997.
Marie-Claude Paris, Subordination adverbiale et conditionnelles en chinois contemporain, in “Lalies” XX (2000) 23-41.
Dingxu Shi, Topic and Topic-Comment Constructions in Mandarin Chinese, in “Language” LXXVI (2000)2 383-407.
Xu Liejiong, Definiteness Effects on Chinese Word Order, in “Cahiers de linguistique - Asie Orientale” XXIV (1995)1 29-48.
Marie-Claude Paris, Types de prédication et contraintes sur les constructions en chinois, in “Lalies” XX (2000) 43-60.
Halvor Eifring, The Chinese Counterfactual, in “Journal of Chinese Linguistics” XVI (1988)2 193-215.
Alan Peyraube, Westernization of Chinese Grammar in the 20th Century: Myth or Reality?, in “Journal of Chinese Linguistics” XXVII (2000)1 1-23.
Marie-Claude Paris - Alan Peyraube, L’iconicité: un nouveau dogme de la syntaxe chinoise?, in “Faits de langues” 1 (1993) 69-78.
Ada Valentini, L’italiano dei cinesi. Questioni di sintassi, Guerini, 1992, pp. 9-105 (primi due capitoli).



(9). Programma di Corpus Linguistics.


Lo so che non è un programma basato su una lingua piuttosto che un'altra, ma molta parte dei progetti (non solo miei) del nostro dottorato e delle tesi di laurea ad essi collegati sono di linguistica dei corpora. A chi fosse incuriosito od interessato mi sembrava giusto fornire un'introduzione utile al tipo di lavori che stiamo conducendo:

Lynne Bowker - Jennifer Parson, Working with Specialized Language. A practical Guide to using Corpora, London & New York, Routledge, 2002. *
Tony McEnery - Andrew Hardie, Corpus Linguistics. Method, Theory and Practice, Cambridge - New York - Melbourne - Madrid - Cape Town - Singapore - São Paulo - Delhi - Tokyo - Mexico City, Cambridge University Press, 2012 "Cambridge textbooks in linguistics". *


Il primo è più orientato alla estrazione terminologica, il secondo è generico, ed è il manuale dato di solito come di riferimento.
Un volume utilissimo, inoltre, proponibile per chi non fosse troppo allergico ad un po' di matematica e statistica (di livello elementare, comunque!), è il seguente:

Michael P. Oakes, Statistics for corpus linguistics, Edinburgh, Edinburgh University Press, 1998. *


Indirizzati alla linguistica dei corpora di aree linguistiche specifiche (risp. tedesco ed inglese) si possono anche consigliare (e scegliere!) i volumi seguenti:

Lothar Lemnitzer - Heike Zinsmeister, Korpuslinguistik. Eine Einführung, Tübingen, Gunther Narr, 1996 "Narr Studienbücher". *
Douglas Biber - Susan Conrad - Randi Reppen, Corpus Linguistics: Investigating Language Structure and Use, London, Penguin Books, 1988 [2006 5th ed.]. *


Indirizzato alla linguistica dei corpora italiana ed in italiano è anche il mio manualetto, gratuitamente scaricabile come e-book: potrei non raccomandarlo?

Manuel Barbera, Linguistica dei corpora e linguistica dei corpora italiana. Un'introduzione, Milano, Qu.A.S.A.R., 2013. *



(10). Programma per ebraico.


Per l'ebraico di papabile è disponibile prevalentemente bibliografia storica (ebraico biblico e formazione dell'ebraico) ma non sull'israeliano moderno (a parte le cose tipo teach yourself, che non sono adatte per un esame). Posso pertanto proporre a scelta una introduzione all'ebraico biblico ed una prospezione sull'ebraico prima della diaspora, da integrare per l'ebraico moderno con i capitoli 24-26 del Weninger:

Frederic Clarke Putnam, A New Grammar of Biblical Hebrew, Sheffield (GB), Sheffield Phoenix Press, 2010 (1a ed. 2006). *
Haiim B. Rosén, Hebrew at the Crossroads of Cultures. From Outgoing Antiquity to the Middle Ages, Leuven - Paris, Peeters, 1995. *
The Semitic Languages. An International Handbook, edited by Stefan Weninger, in collaboration with Geoffrey Khan, Michael P. Streck and Janet C. E. Watson, Berlin - Boston, De Gruyter - Mouton, 2011 "Handbücher zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft" 36. Capitoli 24-26, pp. 523-554. *



(11). Programma per egiziano antico.


Propongo di studiare almeno l'introduzione e la prima dozzina di lezioni (sufficienti per tradurre testi semplici e capire qcosa delle iscrizioni più standard - e più comuni) della più classica delle grammatiche di antico (medio) egiziano:

Sir Alan [Henderson] Gardiner, Egyptian Grammar, Being an Introduction to the Study of Hieroglyphs, Third and revised edition, Oxford, Griffith Institute, 1957 [1927 1a ed.; 1950 2a ed.; la 3a ed. è sempre ristampata: la ristampa corrente è la 10a]. *


Per aiutarsi nella pratica di disegnare i caratteri, specie se non si fosse dei grandi artisti, si possono usare gli utili consigli di:

Henry George Fischer, Ancient Egyptian Calligraphy. A Beginner's Guide to Writing Hieroglyphs, New York, The Metropolitan Museum of Art, 1988 (3d edition). *



(12). Programma per estone.


Si propone un pacchetto composito, in cui ad (1) una classica (ed un po' antiquata, ma non sostituita) introduzione all'estone di Raun e Saareste, si affiancano (2-3) delle introduzioni generali alla linguistica uralica di Manzelli e (4) alla alla linguistica baltofinnica di Viitso, per finire (5) con un mio case study su un fenomeno tipico di finnico, estone e voto.

Alo Raun - Andrus Saareste, Introduction to Estonian Linguistics, Wiesbaden, Otto Harrassowitz, 1965 "Ural-altaische Bibliothek".
Gianguido Manzelli, Aspetti generali delle lingue non indoeuropee d'Europa, in La formazione dell'Europa linguistica. Le lingue d'Europa tra la fine del I e del II millennio a cura di Emanuele Banfi, Scandicci, La nuova Italia, 1993, pp. 491-551.
Gianguido Manzelli, Le lingue uraliche (ugrofinniche e samoiede), in La formazione dell'Europa linguistica. Le lingue d'Europa tra la fine del I e del II millennio a cura di Emanuele Banfi, Scandicci, La nuova Italia, 1993, pp. 427-479.
Tiit-Rein Viitso, Fennic, in The Uralic Languages edited by Daniel Abondolo, London - New York, Routledge, 1998, pp. 96-114.
Manuel Barbera, Appunti su definitezza e partitivo nelle lingue baltofinniche (voto, finnico ed estone), in "Bollettino dell'Atlante linguistico Italiano" XXII (1999) 119-188; disponibile in versione inglese per il web. *


In alternativa a questo pacchetto composito può andare bene anche un libro unico, buono e più recente, ma di non facilissimo reperimento:

Estonian Language, edited by Mati Erelt, Tallinn, Estonian Academy Publishers | Eesti Teaduste Akadeemia Kirjastus, 2003 "Linguistica Uralica Supplementary Series" 1.



(13). Programma per finnico.


Si propone un pacchetto composito. In primo luogo vi saranno [a-b] alcuni lavori introduttivi alla linguistica uralica,

Gianguido Manzelli, Aspetti generali delle lingue non indoeuropee d'Europa, in La formazione dell'Europa linguistica. Le lingue d'Europa tra la fine del I e del II millennio a cura di Emanuele Banfi, Scandicci, La nuova Italia, 1993, pp. 491-551.
Gianguido Manzelli, Le lingue uraliche (ugrofinniche e samoiede), in La formazione dell'Europa linguistica. Le lingue d'Europa tra la fine del I e del II millennio a cura di Emanuele Banfi, Scandicci, La nuova Italia, 1993, pp. 427-479.


Questi saranno seguiti [c] da una introduzione alla linguistica baltofinnica

Tiit-Rein Viitso, Fennic, in The Uralic Languages edited by Daniel Abondolo, London - New York, Routledge, 1998, pp. 96-114.


e da [d-e] due studi su singoli aspetti di linguistica finnica:

Martti Rapola, Johdatus suomen murteisiin, Helsinki, Suomalaisen Kirjallisuuden Seura, 1969 (kolmas painos).
Manuel Barbera, Appunti su definitezza e partitivo nelle lingue baltofinniche (voto, finnico ed estone), in "Bollettino dell'Atlante linguistico Italiano" XXII (1999) 119-188; disponibile in versione inglese per il web.


In alternativa a [d] propongo un altro lavoro su un diverso aspetto del finnico, ma non in finnico (Luthy), od una introduzione in inglese alle lingue lapponi di Sammallahti:

Melvin J. Luthy, Phonological and Lexical Aspects of Colloquial Finnish, Bloomington, Indiana University, 1973.
Pekka Sammallahti, Saamic, in The Uralic Languages edited by Daniel Abondolo, London - New York, Routledge, 1998, pp. 43-95.



(14). Programma per fonetica.


Oltre che ad una singola lingua od area linguistica può capitare che uno si trovi interessato ad una particolare branca della linguistica, come ad esempio la fonetica.
A costoro consiglio principalmente un testo di riferimento generale (il primo), o se uno avesse ambizioni più modeste uno (il secondo) centrato principalmente sull'inglese:

Peter Ladefoged - Ian Maddieson, The Sounds of the World's Languages, Malden (Mass.) - Oxford (UK), Blackwell, 1996. *
Peter Ladefoged, Vowels and Consonants. An Introduction to the Sounds of Languages, Malden (Mass.) - Oxford (UK), Blackwell, 2001, con CD-ROM. *



(15). Programma per francese.


La proposta di base si incentra su una famosa raccolta di saggi di Martinet:

André Martinet, Le Français sans fard, Paris, PUF, 1974 (1969 1). *


A questo titolo, chi non avesse le necessarie basi di filologia romanza può affiancare, per aiutarsi, i due seguenti articoli:

Martin Harris, The Romance Languages, in The Romance Languages, edited by Martin Harris and Nigel Vincent, London - New York, Routledge, 2001 (Croom Helm 1988), pp. 1-25. *
Nigel Vincent, Latin, in The Romance Languages, edited by Martin Harris and Nigel Vincent, London - New York, Routledge, 2001 (Croom Helm 1988), pp. 26-78. *


Una valida alternativa per chi preferisse leggere in inglese è questo volume della Walter, che, oltre alla presentazione storica, presenta anche un quadro contemporaneo ed una prospezipone della diffusione del francese fuori di Francia:

Henriette Walter, French inside out. The world-wide development of the French language in the past, present and the future, Translated by Peter Fawcett, London - New York, Routledge, 1994 (ed. originale 1988). *



(16). Programma per gallese.


Un'introduzione semplice, e prevalentemente storica, culturale e sociolinguistica, che può andare bene tanto per farsi la bocca è:

Janet Davies, The Welsh Language. A History, Cardiff, University of Wales Press, 2014. *



(17). Programma per giapponese (base).


Il libro prescelto è molto ricco di argomenti diversi; tra questi, presenta anche una buona sezione dedicata all'ainu. Di questa sezione non si richiede uno studio approfondito come del resto del volume, ma se ne pretende comunque la conoscenza, specie da un punto di vista contrastivo con il giapponese e le lingue occidentali (una domanda classica, in questa impostazione, può riguardare gli onorifici ainu vs. i giapponesi e cosa avviene, ad es., in italiano). Ulteriori istruzioni su come affrontare lo studio di questo volume sono date in alcune lezioni filmate online.

Shibatani Masayoshi, The languages of Japan, Cambridge - New York - Port Chester - Melbourne - Sydney, 1990 "Cambridge Language Surveys". *



(18). Programma per giapponese (specifici).


Al posto dello Shibatani, di interesse generale, sono proposti volumi di interessi particolari, tra cui scegliere. Naturalmente, dei testi più lunghi si possono confezionare ritagli ad personam. I testi raccomandabili potrebbero essere i seguenti:

Senko K. Maynard, Japanese Communication: Language and Thought in Context, University of Hawaii Press, 1997.
Joseph F. Kess & Tadao Miyamoto, The Japanese Mental Lexicon: Psycholinguistic Studies of Kana and Kanji Processing, John Benjamins, 1999. *
Christopher I. Beckwith, Koguryo, the Language of Japan’s Continental Relatives: an Introduction to the Historical-comparative Study of the Japanese-Koguryoic Languages with a Preliminary Description of Archaic Northeastern Middle Chinese, Leiden - London, Brill, 2004 "Brill’s Japanese studies library" 21. *
Mark Irwin, Loanwords in Japanese, Amsterdam - Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, 2011 "Studies in Language Companion Series" 125. *
Joacim Nyberg, Negation in Japanese, Stockholm, Stockholms Universitet . Institutionen för lingvistik, 2012. *
An Introduction to Ryukyuan Languages, edited by Michinori Shimoji & Thomas Pellard, Tokyo, ILCAA, 2011. *
Sequential Voicing in Japanese. Papers from the NINJAL Rendaku Project, edited by Timothy J. Vance and Mark Irwin, Amsterdam - Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, 2011 "Studies in Language Companion Series" 176. *
Bjarke Frellesvig, A History of the Japanese Language, Cambridge, Cambridge University Press, 2010. *



(19). Programma per hindi (base).


Il libro è molto vasto, e, nella sua integrità, se ne richiede solo la lettura ed una conoscenza generale. Lo studio sarà più approfondito solo per le specifiche sezioni che sono state concordate a lezione (per chi non ha potuto frequentare sono disponibili dei filmati online delle lezioni).

Colin Masica, The Indo-Aryan Languages, Cambridge - New York - Melbourne, Cambridge University Press, 1991 "Cambridge Language Surveys". *



(20). Programma per hindi (avanzati).


La prima, e più ovvia, opzione è uno studio globale e più approfondito di quanto non si richieda ai principianti di:

Colin Masica, The Indo-Aryan Languages, Cambridge - New York - Melbourne, Cambridge University Press, 1991 "Cambridge Language Surveys". *


Soprattutto (ma non solo) per chi avesse già portato il Masica, si possono proporre testi di interesse più specifico. Due prime, alternative, proposte potrebbero essere: il Johansson, che è una antologia con commento linguistico e profilo grammaticale di Pali, intelligentemente scelta in modo da presentare al contempo anche un profilo esauriente della dottrina buddista; il Gair che, invece, è una bella antologia di articoli linguistici su una delle più interessanti lingue indoarie moderne, il singalese (mi piacerebbe molto trovare qualcosa di simile al Gair anche per la Hindi, ma non vi sono ancora riuscito). Una terza proposta, per chi volesse allontanarsi dall'indoario per esplorare l'altra grande famiglia linguistica dell'India, la dravidica, potrebbe essere la recente introduzione di Krishnamurti (nel qual caso, data la sua ampiezza, ai principanti se ne richiede nella sua integrità solo la lettura ed una conoscenza generale; le specifiche sezioni oggetto di studio più approfondito verranno concordate caso per caso). Nuove ulteriori proposte saranno naturalmente le benvenute.

Rune E. A. Johansson, Pali Buddhist Texts Explained to the Beginner, Richmond (Surrey), Curzon Press, 1998 [1973 1st ed. *] "Nordic Institute of Asian Studies. Asian Studies Monograph Series" 14. Ve ne sono varie edizioni, tra cui una Routledge, 1998, una Taylor & Francis, 1988, ec.
James W. Gair, Studies in South-Asian Linguistics: Sinhala and other South Asian Languages, Oxford - New York, Oxford University Press, 1998.
Bhadriraju Krishnamurti, The Dravidian Languages, Cambridge - New York - Melbourne - Madrid - Cape Town, Cambridge University Press, 2003 "Cambridge Language Surveys". *



(21). Programma per indonesiano.


È prevista l'abbinata di due testi (da approfondire a seconda degli interessi dello studente); l'uno è un agile profilo grammaticale, in cui accanto alla presentazione del bahasa indonesia vengono affiancati i principali fenomeni del bahasa malayu quando divergenti; l'altro è un profilo di storia della lingua indonesiana:

Malcom W. Mintz, A Student's Grammar of Malay Indonesian, Singapore, EPB Publishers, 1994. *
James Sneddon, The Indonesian Language. Its history and role in modern society, Sydney, University of New South Wales Press, 2003. *



(22). Programma per inglese.


L'anglistica è studiatissima ed ha mille sfaccettature; è quindi previsto un ventaglio di alternative abbastanza ampio, in modo da venire il più possibile incontro ad interessi (e preparazioni!) diversi. In particolare si propongono le seguenti possibilità:

(1) David Crystal, The English Language. A Guided Tour of the Language, Cambridge, Cambridge University Press, 1998 "Cambridge Approaches to Linguistics".
(2) Douglas Biber et alii, Corpus Linguistics: Investigating Language Structure and Use, London, Penguin Books, 1988. *
(3) Maria Luisa Maggioni - Paola Tornaghi, Arcipelago inglese. Diffusione e futuro delle lingue inglesi nel mondo, Milano, Sugarco Edizioni, 2002. *
(4) Charles Barber, Early Modern English, Edinburgh, Edinburgh University Press, 2001 [1976 1st ed.]. *
(5) Peter Ladefoged, Vowels and Consonants. An Introduction to the Sounds of Languages, Malden (Mass.) - Oxford (UK), Blackwell, 2001, con CD-ROM. *
(6) New Zealand English: Its Origins and Evolution, edited by Elizabeth Gordon, Lyle Campbell, Jennifer Hay, Margaret Maclagan, Andrea Sudbury, and Peter Trudgil, Cambridge University Press, 2004 "Studies in English Language". *
(7) Pingali Sailaja, Indian English, Edinburgh, Edinburgh University Press, 2009 "Dialects of English". *
(8) The Typology of Asian Englishes, edited by Lisa Lim and Nikolas Gisborne, Amsterdam - Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, 1966 "Benjamins Current Topics" 33. *
(9) Debra Ziegeler, Converging Grammars. Constructions in Singapore English, Berlin - Boston, Walter de Gruyter, 2015 "Language Contact and Bilingualisms" 11. *
(10) The Routledge Handbook of World Englishes, edited by Andy Kirkpatrick, London - New York, Routledge, 2010 "Routledge handbooks in applied linguistics". *
(11) Georges T. Wight, Shakespeare's Metrical Art, Berkeley - Los Angeles - London, University of California Press, 1988. *
(12) East Anglian English, edited by Jacek Fisiak and Peter Trudgill, Cambridge, D. S. Brewer, 2001. *
(13) John Algeo, British or American English? : a Handbook of Word and Grammar Patterns, Cambridge - New York - Melbourne - Madrid - Cape Town - Singapore - São Paulo, Cambridge University Press, 2006 "Studies in English Language". *


Le proposte finora richieste prevedono quindi in alternativa: (1) una classica introduzione generale alla linguistica inglese del Crystal, utile in realtà solo a principianti davvero assoluti; (2) un semplice avvio alla linguistica dei corpora di lingua inglese, vecchio ma molto buono (3); una agevole introduzione agli aspetti variazionali dell'inglese, ed ai diversi "inglesi" nel mondo (limitatamente alla variazione tra GB e States c'è invece il (13)); (4) una introduzione di riferimento all'Early Modern English, raccomandabile soprattutto a chi nutrisse interessi storici e/o letterari; (5) un testo introduttivo ma di buon livello di fonetica generale con particolare riguardo alla lingua inglese; tra gli inglesi nel mondo, presentati genericamente in (3) prevedo approfondimenti monografici almeno per l'inglese di Nuova Zelanda (6), per quello indiano (7) e per quelli asiatici, soprattutto di Hong Kong e Thailandia (8) ma anche di Singapore (9); (10), specie se limitato alla sua prima sezione, è una valida alternativa a (3); (11) è per chi ha più inclinazioni letterarie che linguistiche, ma ama la metrica; (12), infine, combina aspetti storici, dialettali e variazionali.



(23). Programma per irlandese.


Al di là delle introduzioni alle lingue celtiche (e ve ne sono di buone) per chi volesse aggredire specificamente l'irlandese consiglio:

Alfred Bammesberger, A Handbook of Irish. I. Essentials of Modern Irish, Heidelberg, Carl Winter Universitätsverlag, 1982 "Sprachwissenschaftliche Studienbücher"; II. An Outline of Modern Irish Grammar, Heidelberg, Carl Winter Universitätsverlag, 1983 "Sprachwissenschaftliche Studienbücher". *


Sono due piccoli volumetti, smilzi ma efficaci, opportunamente complementari, in quanto uno è un profilo di grammatica sistematica, ed il secondo una breve grammatica didattica e progressiva. Esiste anche un terzo volume che è una piccola antologia di testi, eventualmente utile a chi arrivasse a quel livello di competenza.



(24). Programma per islandese.


Per l'islandese, che io sappia, non c'è una buona introduzione generale (tantopiù senza uscire dall'inglese) prescindendo da quelle a tutte le lingue nordiche. Vi sono, certo, buoni studi su argomenti particolari: in particolare ne consiglio uno sulla fonetica (Arnason 2011) ed uno sui casi (Barðdal 2006).
Il quadro generale si può ricostruire da un uso parziale e giudizioso (e pertanto ad personam) della letteratura elencata per le Lingue nordiche, in particolare lo Handbook. Se invece il ricercato fosse una grammatica, propongo una combinazione (in misura naturalmente variabile) di una learner grammar (Glendening 1986) con una grammatica di riferimento (il vecchio ma sempre utile Einarsson 1961).

Kristján Árnason, The Phonology of Icelandicand Faroese, Oxford, Oxford University Press, 2011 "The Phonology of the World's Languages". *
Jóhanna Barðdal, Case in Icelandic. A Synchronic, Diachronic and Comparative Approach, Lund, 2006 "Lundastudier i nordisk språkvenskap" A 57. *
Stefán Einarsson, Icelandic. Grammar, Texts, Glossary, Baltimore, 1961-4 (1949-1). *
P. J. T. Glendening, Icelandic, New York, Hodder and Stoughton, 1986-11 (1961-1) "Teach Yourself Books". *


Comunque, quindi, uno deve formularsi la propria mistura a seconda dei suoi interessi e delle sue basi.



(25). Programma per lingue khoisan.


Propongo l'abbinata di due brevi testi, uno un'introduzione generale alla famiglia, e l'altro uno studio sui problemi fonetici più conclamati di una di quelle lingue:

Tom Güldemann - Rainer Vossen, Khoisan, in African Languages. An Introduction, edited by Bernd Heine and Derek Nurse, Cambridge etc., Cambridge University Press, 2000, pp. 98-122. *
Anthony Traill, Phonetic and Phonological Studies of !Xóõ Bushman, Hamburg, Helmut Buske, 1985 "Quellen zur Khoisan-Forschung" 1. *


In più, per soddisfare la propria giustificata curiosità, suggerisco di sentire un file audio* con i famigerati clicks dalla An Introduction to African Languages * di George Tucker Childs (Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins Publishing Co, 2003)



(26). Programma per koreano.


Il libro consigliato, per gli scopi più generali e diversi, è piuttosto ricco, e quindi grosso, e nella sua integrità non se ne può richiedere che la lettura ed una conoscenza generale, concordandone poi, caso per caso, specifiche sezioni, oggetto di studio più approfondito.

Ho-Min Sohn, The Korean Languages, Cambridge - New York - Melbourne, Cambridge University Press, 1999 "Cambridge Language Surveys". *


In alternativa si può proporre una introduzione molto più compatta (anche se meno variegata) e pertanto studiabile nella sua intierezza:

Jar Jung Song, The Korean Languages: Structure, use and context, Abingdon (UK) - New York (USA), Routledge, 2005. *


Inoltre, chi fosse particolarmente interessato all'introduzione della hangul ed alla figura di Sejong, può guardare il fascicolo dedicatogli dagli «Studies in The Linguistic Sciences» dell'Università dell'Illinois ad Urbana:

Aa. Vv., A Tribute to King Sejong, in «Studies in the Linguistic Sciences» XXX (2000)1 1-59. *



(27). Programma per linguistica storica.


Tra le varie possibilità, vi consiglio da una parte un manuale classico, indoeuropeo-centrico (ma già piuttosto innovativo, quando apparve, negli ormai lontani anni Settanta) ed un manuale nuovo, finalmente non centrato al solito sull'indoeuropeo:

Raimo Anttila, Historical and Comparative Linguistics, Amsterdam - Philadelphia, John Benjamins, 1989 "Amsterdam studies in the theory and history of linguistic science. Series IV , Current issues in linguistic theory" 6. Riedizione di Idem, An introduction to historical and comparative linguistics, New York, Macmillan, 1972. *
Lyle Campbell, Historical Linguistics: An Introduction, Cambridge(USA), The MIT Press, 1999. Prima edizione Edinburgh, Edinburgh University Press, 1998. *



(28). Programma per maori.


Tra le molte possibilità, una buona introduzione è fornita dal volume seguente:

Ray Harlow, Maori. A linguistic introduction, Cambridge ecc., Cambridge University Press, 2007. *



(29). Programma per morfologia.


Oltre che ad una singola lingua od area linguistica può capitare che uno si trovi interessato ad una particolare branca della linguistica, come ad esempio la morfologia.
A costoro consiglio soprattutto un vecchio (ha più di mezzo secolo!) ma intramontato (lo consigliava ancora anche il Dixon in una recentissima summa della linguistica moderna) classico. Se uno invece volesse confrontarsi con cosa offre il panorama della ricerca morfologica moderna consiglio il recente (2010: ma la prima edizione era del 2002) secondo testo:

Eugene A. Nida, Morphology: the Descriptive Analysis of Words, Ann Arbor, The University of Michigan Press, 1948 (second edition) "University of Michigan Publication, Linguistics" 2. *
Martin Haspelmath - Andrea D. Sims, Understanding Morphology, London, Hodder Education (an Hachette UK Company), 2010 (second edition) "Understanding Language Series". *



(30). Programma per neurolinguistica.


Al di là delle singole lingue, la neurolinguistica è spesso una fonte di notevole curiosità, e la bibliografia è sterminata, ma a volte fonte di confusioni, dato che talora si allontana dallo strettamente fisiologico per sconfinare nel cognitivo quando non nell'opinabile.
Per ovviare a ciò consiglierò un testo, più strettamente di ambito clinico ed afasiologico (1), od un manuale generale che è ormai un classico della neurolinguistica italiana (2):

Louise Cummings, Clinical Linguistics, Edinburgh, Edinburgh University Press, 2008. *
Andrea Marini, Manuale di neuroLinguistica. Fondamenti teorici, tecniche di indagine, applicazioni, Roma, Carocci, 2008 "Manuali universitari" 73. *



(31). Programma per lingue nordiche (scandinàve).


La migliore sintesi, compatta ed efficace, è un vecchio, storico, libro di Haugen:

Einar Haugen, The Scandinavian Languages. An Introduction to their History, London, Faber and Faber, 1976.


L'opera moderna di riferimento è un gigantesco Handbook di più di duemila pagine, da cui eventualmente uno può ritagliarsi, ad personam ed a sua discrezione, quel paio di centinaia di pagine che più gli interessano:

The Nordic Languages. An International Handbook of the History of the North Germanic Languages, edited by Oskar Bandle (main editor), Kurt Braunmüller, Ernst Håkon Jahr, Allan Karker, Hans-Peter Naumann and Ulf Teleman, Berlin - New York, Walter de Gruyter, Voll. 1 & 2, 2002 & 2005 "HSK" 22.1/2. *


Inoltre, un aspetto che di solito interessa è la runologia; oltre alle parti deputate dei titoli precedenti, a tal scopo si può considerare anche il titolo seguente, che, se del caso, può anche essere combinato con personali ed opportune selezioni degli altri titoli:

Tineke Looijenga, Texts & contexts of the oldest Runic inscriptions, Leiden - Boston, Brill, 2003 "The northern world" 4. *



(32). Programma per norvegese.


Il solo testo specifico e papabile per i nostri scopi che mi sovvenga è

Gjert Kristoffersen, The Phonology of Norwegian, Oxford, Oxford University Press, 2000 "The Phonology of the World's Languages". *


È consigliabile soprattutto agli appassionati di fonetica; per palati diversi e più generici una qualunque delle proposte avanzate per le lingue nordiche, appena adattata alla bisogna, può essere ugualmente espediente.



(33). Programma per occitanico.


Per avere una minima idea di questo complesso e storicamente importante gruppo linguistico, propongo di combinare due piccoli, classici, testi di riferimento, uno sulla lingua antica ed uno sulla situazione moderna:

Aurelio Roncaglia, La lingua dei trovatori. Profilo di grammatica storica del provenzale antico, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1965. *
Pierre Bec, La langue occitane, Paris, Presses Universitaires de France, 1978 [4a ed., 1963 1a] "Que sais-je?" 1059. *



(34). Programma per polacco.


Sul polacco che non sia in polacco od in russo non c'è molto di raccomandabile di generale, ci sono solo studi su questioni puntuali. Quello forse più proponibile è uno sulla fonologia

Edmund Gussmann, The Phonology of Polish, Oxford, Oxford University Press, 2007 "The Phonology of the World's Languages". *



(35). Programma per portoghese.


La scelta più generale è:

(1) Milton M. Azevedo, Portuguese: A Linguistic Introduction, Cambridge - New York - Melbourne - Madrid - Cape Town - Singapore - São Paulo, Cambridge University Press, 2004 .*


Per i più avanzati è anche possibile fare un confronto tra portoghese continentale e brasiliano, selezionando gli elementi contrastivi a partire da:

(2) Paul Teyssier, Manuel de langue portugaise (Portugal - Brésil), Paris, Klincksieck, 1984.


Per quelli, invece, non solo più avanzati, ma già con interessi ben definiti e specifici, si consiglia invece una appropriata selezione da:

(3) The Handbook of Portuguese Linguistics, edited by W. Leo Wetzels, João Costa and Sergio Menuzzi, [Chichester (West Sussex, UK)], Wiley Blackwell, 2016 "Blackwell Handbooks in Linguistics". *



(36). Programma per quechua.


Il quechua è una dei complessi linguistici amerindi globalmente meglio studiati, ma il problema base (almeno per noi) è che ci sono diverse grammatiche delle diverse lingue quechua ma una grammatica comparata pandialettale non c'è ... Ci sono anche molte grammatichette amatoriali di varietà locali, scritte per i locali ma che a noi non servono, e la linea tra grammatiche didattiche e di riferimento non è sempre quella voluta.
Il capitolo sul quechua che è contenuto nella linguistica andina di Adelaar è, credo, il migliore sostituto di quella grammatica pandialettale che non c'è, e come introduzione va benissimo:

Willem F. H. Adelaar, The Languages of the Andes, Cambridge - New York - Melbourne - Madrid - Cape Town - Singapore - São Paulo, Cambridge University Press, 2004 "Cambridge Language Surveys". *


Essendo breve lo consiglio in combinazione con uno dei seguenti (od una selezione individuale di più titoli):

César Hitier, Parlons quechua. La langue de Cuzco, Paris, L'Harmattan, 1997 "Collection Parlons". *
John R. Wroughton, Gramática y textos del quechua shausha huanca, Lima, Instituto Lingüístico de Verano, 2008 "Documento de Trabajo" 38. *
Roberto Zariquiey, Gavina Córdova, Qayna, kunan, paqarin. Una introducción práctica al quechua chanca, San Miguel (Perú), Estudios Generales Letras - Pontificia Universidad Católica del Perú, 2008 "Colección Intertextos" 3. *
David John Weber, A Grammar of Huallaga (Huanuco) Quechua, Berkeley - Los Angeles - London, University of California Press. 1989 "University of California publications in Linguistics" 112; fuori catalogo ma consultabile online sul sito http://www.ucpress.edu/op.php?isbn=9780520097322. È invece disponibile la traduzione spagnola: Una gramática del quechua del Huallaga (huanuco). Versión castellana de Marlene Ballena Dávila, Lima, Instituto Lingüístico de Verano, 1996 (segunda edición 2008) "Serie lingüística peruana" 40. *


La grammatica di Cuzco di Hitier è in francese, ma è probabilmente uno dei più pratici mix di informazioni varie, grammatica didattica (ma non troppo inutilizzabile come sistematica) ed è pure dimensioni contenute: può essere un passabile candidato, quindi. La grammatica di shausha huanca di Wroughton è invece in spagnolo, ed è una grammatica di riferimento ma è ancora di dimensioni contenute (sulle 150 pagine). La grammatica di chanca di Zariquiey e Córdova, ancora in spagnolo, è invece una grammatica pratica, decente anche se forse meno polivalente di Hitier. La grammatica di Huallaga di Weber, infine, è un valido esempio di grammatica di riferimento: gigantesca ed ingestibile, non la si può certo "studiare" per un esame, ma magari può essere usata parzialmente in una "soluzione macedonia", o semplicemente consultata occasionalmente per chiarirsi qualche questione.



(37). Programma per romeno.


Sono state inizialmente previste tre alternative (ma altre se ne potranno aggiungere). In particolare si propongono: (1) un manuale di orizzonte soprattutto storico, in prospettiva romanistica e medievistica; (2) un testo strettamente linguistico sulla sintassi, che però richiede già un po' di conoscenza del marchingegno della grammatica generativa; (3) una monografia centrata su un problema particolare, di una "minoranza" romena, ma di taglio più sociolinguistico e culturale.

Emanuele Banfi, Storia linguistica del sud-est europeo. Crisi della Romània balcanica tra alto e basso medioevo, Milano, Franco Angeli, 1991.
Comparative Studies in Romanian Syntax, edited by Virginia Montapayane, Amsterdam ecc, Elsevier, 2000 "North-Holland liguistic series" 58.
Studies in Moldovan. The History, Culture, Language and Contemporary Politics of the People of Moldova, edited by Donald L. Dyer with a Foreword by Bernard Comrie, New York, Boulder - East European Monographs, 1996.



(38). Programma per russo.


Una piccola scelta di testi, da usare in fascio, sulla trascrizione e sulla grammatica storica slava e russa:

Bernard Comrie - Greville G. Corbett, Introduction, in The Slavonic Languages edited by Bernard Comrie and Greville PG. Corbett, London - New York, Routledge, 1993 *, pp. 1-19.
Paul Cubberley, Alphabets and Translitteration, in The Slavonic Languages edited by Bernard Comrie and Greville PG. Corbett, London - New York, Routledge, 1993 *, pp. 20-59.
Alexander M. Schenker, Proto-Slavonic, in The Slavonic Languages edited by Bernard Comrie and Greville PG. Corbett, London - New York, Routledge, 1993 *, pp. 60-121.
Valentin Kiparsky, Russian Historical Grammar, Vol. I. The Development of the Sound System, Revised by the Author, Translated from the German by J. I. Press, Ann Arbor, Ardis, 1979.


In alternativa, per chi già leggesse correntemente il russo, proporrei od il testo di riferimento sul russo novgorodiano, od una eccellente grammatica storica della lingua russa:

A. A. Zaliznjak, Drevne-novgorodskij dialekt, Moskva, Škola "Jazyki russkoj kul'tury" 1995. *
V. V. Ivanov, Istoricheskaja grammatika russkogo jazyka, Moskva, Prosvešchenie, 1983. *



(39). Programma per serbocroato (bosniaco).


C'è un testo recente e raccomandabile centrato su questa neonata "nazionalizzazione" del serbocroato:

Ronelle Alexander, Bosnian, Croatian, Serbian. A Grammar, with Sociolinguistic Commentary, Madison (WI), The University of Wisconsin Press, 2006. *



(40). Programma per sintassi.


Oltre che ad una singola lingua od area linguistica può capitare che uno si trovi interessato ad una particolare branca della linguistica, come ad esempio la sintassi. In questo caso siamo insolitamente fortunati perché esiste un eccellente manuale in italiano:

Giorgio Graffi, Sintassi, Bologna, il Mulino, 1994 "Le strutture del linguaggio".



(41). Programma per spagnolo.


Per ora sono previste due possibilità. La prima opzione è una scelta di lavori, che vanno dalle basi generali di romanistica, agli aspetti storici e diffusionali dello spagnolo. Il pacchetto è particolarmente adatto a chi è ancora un po' digiuno di linguistica romanza.

Martin Harris, The Romance Languages, in The Romance Languages, edited by Martin Harris and Nigel Vincent, London - New York, Routledge, 2001 (Croom Helm 1988), pp. 1-25.
Nigel Vincent, Latin, in The Romance Languages, edited by Martin Harris and Nigel Vincent, London - New York, Routledge, 2001 (Croom Helm 1988), pp. 26-78.
John N. Green, Spanish, in The Romance Languages, edited by Martin Harris and Nigel Vincent, London - New York, Routledge, 2001 (Croom Helm 1988), pp. 79-130.
John Holm, Spanish-based Varieties, in John Holm, Pidgin and Creoles. Vol. II Reference Survey, Cambridge - New York - Melbourne, Cambridge University Press, 1989, pp. 304-321.
André Martinet, Strutture in contatto: l'assordimento delle sibilanti in spagnolo, in André Martinet, Economia dei mutamenti fonetici. Trattato di fonologia diacronica, introduzione e traduzione di Giovanni Caravaggi, Torino, Einaudi, 1968 (in originale: Economie des changements phonetiques. Traité de phonologie diachronique, Bern, Francke, 1955), pp. 271-295.


Per chi avesse interessi più specifici invece si possono consigliare libri ad hoc, come ad esempio:

Steven N. Dworkin, History of the Spanish Lexicon: A Linguistic Perspective, Oxford, Oxford University Pres, 2012. *
Manuel Alvar, Manual de dialectogía hispánica. El español de América, Barcelona, Editorial Ariel SA, 1996.
Giuseppe Tavani, Preistoria e protostoria delle lingue ispaniche, L'Aquila, L. U. Japadre, 1968.


L’ultimo, vecchio ma non malamente invecchiato, è consigliabile per chi fosse già provvisto di basi di linguistica romanza e fosse desideroso di approfondire la fase formativa delle lingue iberoromanze.



(42). Programma per slavistica.


Se uno volesse andare sulle lingue slave in generale (oltre che in russo) ci sono anche titoli di sicuro riferimento in inglese. Si tratta però in genere di opere piuttosto mastodontiche, tipo il Comrie-Corbett, di cui non si potrebbe che scegliere qualche capitolo (i primi, più generici, e poi quelli più confacenti agli interessi dello studente), od il Sussex-Cubberley, che è un po' più compatto e che si potrebbe fare più completamente, magari solo col salto di qualche capitolo (sempre a scelta e discrezione dello studente).

The Slavonic Languages, edited by Bernard Comrie and Greville G. Corbett, London - New York, Routledge, 1993 "Routledge Language Family Descriptions". *
Roland Sussex - Paul Cubberley, The Slavic Languages, Cambridge - New York - Melbourne - Madrid - Cape Town - Singapore - São Paulo, Cambridge University Press, 2006 "Cambridge Language Surveys". *



(43). Programma per tedesco.


È possibile sciegliere tra due testi, il primo (Russ) per principianti, e l'altro per avanzati:

Charles V. J. Russ, The German Language Today. A Linguistic Introduction, London & New York, Routledge, 1994. *
Anke Lüdeling, On Particle Verbs and Similar Construction in German, Stanford (California), Center for the Study of Language and Information, 2001. *


In alternativa, per avanzati che fossero interessati, è anche possibile portare una introduzione alla dialettologia tedesca, un volume sulla fonologia del tedesco, od una introduzione alla linguistica dei corpora del tedesco:

Hermann Niebaum - Jürgen Macha, Einführung in die Dialektologie des Deutschen, Tübingen, Niemeyer, 1999 "Germanistische Arbeitshefte" 37.
Richard Wiese, The Phonology of German, Oxford, Oxford University Press, 1996 "The Phonology of the World's Languages".
Lothar Lemnitzer - Heike Zinsmeister, Korpuslinguistik. Eine Einführung, Tübingen, Gunther Narr, 1996 "Narr Studienbücher". *



(44). Programma per thai.


Per conoscere almeno a grandi linee la struttura grammaticale della lingua thai propongo il semplice ma completo

David Smyth, Thai. An essential grammar, London - New York, Routledge, 2002. *


A questo, per chi voglia meglio orizzontarsi nel complicato sistema grafico, si può suggerire l'abbinamento con il classico

Mary R. Haas, The Thai System of Writing, New York, American Council of Learned Societies, 2002 "ACLS. Program in Oriental Languages - Publications - Series B: Aids" 5. *



(45). Programma per vietnamita.


Un profilo grammaticale semplice ed accessibile purtroppo non c'è: solo molta bibliografia su singole questioni storiche e/o linguistiche (che eventualmente posso fornire a richiesta), delle grammatiche didattiche utili in sé ma non come esame, e dettagliate grammatiche di riferimento. In questa situazione mi sembra che la soluzione migliore resti il buon vecchio Thompson, che almeno è il classico su cui si sono formati quasi tutti i monkhmeristi occidentali:

Laurence C. Thompson, A Vietnamese Grammar, in «Mon-Khmer Study Journal» XIII-XIV (1984-85) 1-367. *



Parte facoltativa.


Nel corso dei due moduli di lezioni online sono stati presentati molti materiali (siti web, libri, articoli) utili per eventuali approfondimenti da parte di chi vi fosse interessato. È possibile che siate stati attratti da qualcuno degli argomenti proposti (anche extra-linguistici: filosofia, biologia, semiotica, logica, scienze, ecc.) e che abbiate letto qualcosa. Nel qual caso sappiate che potete decidere di "giocarlo come jolly": portarlo, ossia, all'esame come parte facoltativa, che fa media (ed alza di solito il voto!) con le altre quattro regolamentari (ovviamente un libro od un sito complesso "peserà" più di una breve pagina web o di un'articolo di 4 pagine).



Raccomandazione per tutti.


I programmi come avete visto sono tanti. E se dovessi portarmi all'esame tutti i libri necessari dovrei ricorrere a Gondrand - e l'Uni, naturalmente, non me lo rimborserebbe ;-) Quindi mi raccomando di portarvi sempre dietro all'esame i testi che avete studiato, e di scrivere sempre nel foglio dell'appello (online a http://www.bmanuel.org/esame/index.php) il programma concordato che avete scelto.