Informatica per la didattica: cinese ed arabo.

di Manuel Barbera (Dip. Scienze Lett. e Filol., Università di Torino)
(b.manuel@inrete.it)

Introduzione.

Queste brevi pagine nascono da lontano, riprendendo ed integrando due distinte lezioni, a loro volta più volte riproposte ed aggiornate, tenute entrambe nell’ambito del corso di formazione organizzato dall’Università di Torino, Facoltà  di Lingue e letterature  straniere per  conto del M.P.I. lungo un notevole arco di tempo, dall’aprile 2000 al marzo  2001: (1) Arabo: informatica per la didattica, lezione tenuta a Torino il 16.xj.00, e ripresa il 17.i.2001; (2) Cinese: informatica per la didattica, lezione tenuta a Torino il 30.xj.00, e ripresa il 17.i.2001. Una versione ridotta di (2) era già stata pubblicata prima online, sul sito ALIAS col titolo Cinese: informatica per la didattica, e poi in "Scuola e Lingue Moderne" XXXIX (2001)4 8-13 col titolo Informatica per la didattica. Può aiutarci se abbiamo un bambino cinese in classe?. Una versione unitaria online di entrambe le lezioni era poi (iij.2001, rev. 17.i.2002) stata preparata per questo sito. La presente versione (25.ij.2005), infine, occasionata dalla pubblicazione nel volume Sapere per insegnare. Formazione docenti di italiano LS/L2 fra scuola ed università a cura di F. Bosc - C. Marello - S. Mosca, Torino, Loescher 2005, ne costituisce un ulteriore rifacimento completamente aggiornato.

Si trattava, allora come adesso, di (in)formare docenti in servizio preparandoli ad affrontare le problematiche connesse all’insegnamento dell’italiano a stranieri, nella fattispecie sinofoni ed arabofoni. L’argomento è di forte attualità, come dimostrano anche recenti pubblicazioni quali Vaccarelli 2001 e Compagnoni - Pregreffi 2001.
Lo scopo era quello di presentare a docenti delle scuole elementari e medie  le risorse che la Rete può offrire a chi, non sinologo né arabista, si trova a fronteggiare il problema – sempre più frequente – di avere bambini cinesi nelle proprie classi, deve insegnare loro l’italiano, ma vuole tener conto della loro lingua madre per valorizzarla in quanto patrimonio dell’individuo e ricchezza  per la classe.

Non si può ovviamente pretendere in tali situazioni che il docente si possa dotare dei rudimenti elementari della lingua cinese (a meno che, naturalmente, non abbia interessi personali in tal senso): l’impegno che ciò comporta, specie per quanto riguarda la fonetica e la scrittura, è infatti tutt’altro che indifferente. E per l’arabo, anche se qualcosa di più potrebbe in tal senso essere fatto, vale comunque un discorso analogo.

Quello invece che si può concretamente proporre è che il docente, oltre ad avere una generale consapevolezza dei problemi che si troverà davanti, sappia praticamente come visualizzare e scrivere il cinese e l'arabo sul PC (fonts, programmi di videoscrittura, ecc.) ed abbia a disposizione una serie di vie meno dirette con cui coinvolgere in qualche modo i suoi allievi.

Trattando di Internet e dell’apprendimento linguistico si à detto: «Attorno allo studente di lingua è oggi possibile recuperare quei contesti vivi in cui questa lingua di studio è strumento  di comunicazione e di vita. Sul piano psicolinguistico e glottodidattico si ha pertanto un balzo verso quella naturalità (Krashen 1987) che trasforma la  nuova lingua in apprendimento da  straniera in seconda» (Porcelli-Dolci 1899, 88). Si pensi infatti alla situazione tipica dello studente, poniamo, italiano che in Italia voglia studiare tedesco o francese o inglese: attraverso  la Rete può immergersi in contesti d’uso meno artificiosi di quelli ricreati in classe.  Allo stesso modo, all’allievo, per esempio, sinofono in Italia – e ai suoi insegnanti italiani  – la Rete offre la possibilità di vedere e sentire il cinese usato come  strumento di comunicazione e di vita in Cina, di allargare l’input forzatamente ristretto rappresentato dalla cerchia familiare in cui vive l’allievo che frequenta  le nostre scuole. In molti casi Internet diventa la sola fonte di cinese mandarino che  l’allievo ha a disposizione perché in famiglia è in realtà praticato un dialetto diverso.

Indice.

(1) Cinese.
(2) Arabo.
(3) Bibliografia essenziale.
Manuel Barbera, 25-ij-2005.