Introduzione alla linguistica generale.

Materiali integrativi al corso di Didattica delle lingue moderne.

di Manuel Barbera (b.manuel@inrete.it).



2.3 Uralico.


2.3.0 Importanza e storia dell'uralistica.


Se le lingue indoeuropee sono le più diffuse in Europa ed ormai nel mondo tutto, e se l'indoeuropeistica è sempre stata, come abbiamo visto, la "prima donna" della linguistica storica, non per questo va sottovalutata l'importanza delle lingue uraliche e dell'uralistica. Le lingue uraliche costituiscono, infatti, la seconda principale componente dell'Europa linguistica, e comprendono lingue di grande civilizzazione e cultura come l'ungherese (magyar, 14 milioni di parlanti), il finnico (suomen kieli, 5 milioni di parlanti) e l'estone (eesti keel, 1 milione e duecentomila parlanti). E l'uralistica come scienza vanta anche una maggiore antichità dell'indoeuropeistica, dato che, ben prima di Rask e Bopp, il teologo ed astronomo ungherese János sajnovics (1733-1785) aveva scoperto e scientificamente dimostrato la parentela di ungherese e lingue lapponi (cfr. János Sajnovics Demonstratio idioma Ungarorum et Lapponum idem esse, Copenhagen e immediatamente dopo Trnava (Croazia), 1770), ulteriormente ampliata non molti anni dopo con il confronto fra ungherese e finnico portato avanti da un altro ungherese, Sámuel Gyarmathi (Affinitas linguae hungaricae cum linguis fennicae originis grammatice demonstrata, Gotingen, 1799). Non solo: le lingue uraliche presentano spesso, come vedremo, situazioni genealogiche complementari a quelle incontrate in indoeuropeistica, e ne costituiscono un utile contraltare anche dal punto di vista teorico.
Un indubbio svantaggio, invece, rispetto all'indoeuropeo è la minore disponibilità di attestazioni antiche. Le testimonianze più antiche sono ungheresi e risalgono al XII secolo. Dopo l'ungherese, la lingua con attestazioni più antiche è il kareliano, di cui è stato trovato un breve testo (tre righe di scongiuri contro i fulmini ...) su corteccia di betulla del XIII secolo negli scavi di Novgorod, cui è seguita una lettera del XIV secolo. Tranne questi pochi affioramenti, per le lingue di area scandinàva le prime attestazioni sono legate alla Riforma: il primo testo finnico, ad esempio, è l'ABCkirja (lett. 'ABC-libro', cioè "abecedario") del 1543, cui seguirono un libro di preghiere (1544) ed una traduzione del Nuovo testamento (1548) del vescovo luterano Michael Agricola; il primo testo lappone (in lappone di Piteå) è l'abecedario con testi religiosi di Nicolas Andreae del 1619; ecc. Per le lingue dell'area russa centrale, di norma le attestazioni sono sporadiche per il Sette-Ottocento, con creazione di lingue letterarie solo in epoca sovietica. L'unica eccezione è l'antico permiano, di cui si hanno attestazioni dal 1510 al XVIII secolo grazie all'importanza dell'opera di evangelizzazione di Stepán Khrap, alias Santo Stefano di Perm' (1335-1396), che divisò perfino uno speciale alfabeto (detto "aburico") per la scrittura dei testi sacri in permiano.


2.3.1 Diffusione delle lingue uraliche.


Prima di tutto cerchiamo di familiarizzare con la distribuzione delle lingue uraliche nell'Eurasia. Nella cartina seguente potete vedere una rappresentazione sommaria, dello stesso tipo di quella che avevamo visto per l'indoeuropeo.


Carta linguistica delle lingue uraliche

[tav. 1]
Carta linguistica delle lingue uraliche. Adattato da Hajdú Péter, The origins of Hungarian, in The Hungarian Language, edited by Benko" Loránd and Imre Samu, The Hague & Paris - Budapest, Mouton - Akadémiai Kiadó, 1972, pp. 15-48. Alcuni nomi delle lingue di area ex-sovietica, seguendo un vecchio sistema ancora a volte adottato in testi di linguistica, sono dati nell'eterodenominazione russa, anziché secondo le rispettive autodenominazioni, secondo la prassi oggi più corrente. Le corrispondenze sono: "mordvino" = erzja e mokša (il nome è usato solo per il gruppo), "ceremisso" = mari, "votjàco" = udmurt, "sirjeno" = "komi", "vogulo" = khanty, "vogulo" = mansi.


Si può notare, in primo luogo, la distribuzione a ponte tra l'Asia nordoccidentale, dove risiede il baricentro della famiglia, e l'Europa settentrionale (lingue baltofinniche), con un cuneo in Europa centrale (ungherese). Inoltre, come si può vedere, molte sezioni non sono continue, ma di norma immerse in aree di lingua diversa (prevalementemente il russo), a differenza dell'indoeuropeo, dove la maggior parte dei gruppi sono distribuiti senza soluzioni di continuità. Questo riflette in buona misura la storia degli spostamenti delle popolazioni in questione, che sono state talvolta coinvolte nello "stile di vita" altaico (prevalentemente turco, nella fattispecie), con spostamenti di confederazioni tribali (cfr. oltre a proposito dell'altaico).
Queste peculiarità di "etnogenesi", esemplificate al massimo grado dall'ungherese, come vedremo nel paragrafo seguente, non hanno mancato di marcare anche linguisticamente la differenza rispetto all'indoeuropeo.


2.3.2 Tassonomia e filogenesi delle lingue uraliche.


Per calarci direttamente in medias res, la classificazione genealogica delle lingue uraliche si può schematizzare con uno schema ad albero, appena arricchito di informazione extra-genealogica, e con pochi "trucchi" rappresentazionali rispetto alle strutture arborescenti orientate semplici:


una rappresentazione arborescente ''sofisticata'' delle lingue uraliche

[tav. 2]
Classificazione genealogica schematica delle lingue uraliche. In maiuscoletto tondo sono le sigle delle protolingue uraliche: UR (proto)uralico, JK (proto)jukaghiro, FU (proto)finnougrico, SA (proto)samoiedo, FP (proto)finnopermico, UG (proto)ugrico, FV (proto)finnovolgaico, PE (proto)permico, OU (proto)obugrico (ugrico dell Ob'), XA (proto)ostiàco (hanty), MN (proto)vògulo (mansi), SK (proto)selkupo, SA (proto)sajano, FL (proto)finnolappone, MD (proto)mordvino, MR (proto)ceremisso (mari), BF (proto)baltofinnico, LP (proto)lappone. In maiuscoletto corsivo sono le sigle delle famiglie linguistiche non uraliche nel cui contesto le lingue uraliche si trovano (o si sono trovate) immerse: LV lingue luoravetliche (Ciukcio-kamciadale), SL lingue slave, TU lingue turche, BA lingue baltiche, GE lingue germaniche, JE lingue jeniseiane, TG lingue tunguse. Le dislocazioni grafiche dei vari rami suggeriscono la contiguità territoriale delle (proto)lingue, le linee trattegiate relazioni diffusionali, non genealogiche (prestiti, influenze ...).
Riprodotto da Manuel Barbera, Introduzione storico-descrittiva alla lingua vota (fonologia e morfologia), Pavia, Legostampa Editore, 1995, p. 15.
Su questo Stammbaum il consenso è pressoché completo, salvo forse qualche minore dettaglio; non varrebbe nemmeno la pena di avvisare che negli ultimi anni è però sorto un gruppuscolo di eretici (capitanato in Italia da Carla Marcato) che nega tutto ciò contro ogni evidenza, sennonché costoro hanno goduto di una immeritata pubblicità, sicché potrebbe giungervene qualche eco, e confondervi. L'ungherese, tra l'altro, è sempre stato un pet language di comparatisti folli che vi hanno comparato cose che non c'entrano una pera come il cinese, il sumerico, il greco bizantino e le lingue maya (!!). Avvisati.


Nonostante gli influssi reciproci (linee tratteggiate) ed i fenomeni di diffusione areale (notevoli soprattutto in quello che è stato chiamato il "centro permiano"), la ramificazione dei principali gruppi è molto netta: segno che la differenziazione linguistica si è perlopiù accompagnata ad una separazione anche geografica (l'osservazione risale allo studioso finnico Paavo Ravila): situazione ben diversa, dunque, dall'indoeuropeo, in cui le relazioni reciproche dei vari gruppi non sono sempre ben chiare, e da quella delle lingue altaiche che, come vedremo, è ancora più confusa.

Le "raffinatezze" messe in campo nello schema precedente sono, ci tengo a far notare, in qualche modo tradizionali nella tradizione della linguistica storica uralica, a differenza del pur studiatissimo indoeuropeo. Già il grande linguista finnico Lauri Kettunen (1885–1963), nella prima metà del secolo scorso, pur in uno schema apparentemente "ingenuo" e "figurativo" come l' albero di Haeckel che avevamo visto all'inizio di questa sezione, aveva iniziato a sperimentare con le "dislocazioni" dei rami:


L'albero delle lingue uraliche secondo Kettunen

[tav. 3]
L'albero (Stammbaum)delle lingue uraliche secondo Kettunen (1938): si noti la dislocazione del lappone dal periodo protobaltofinnico (kantasuomalaisen aika) e dell'ob-ugrico (obin-ugrilaiset kielet) dall'ungherese, e la rappresentazione del samoiedo come una sorta di succhione prodotto dal ceppo stesso. Riprodotto da Lauri Kettunen ja Matti Vaula, Suomen kielioppi, Helsinki, Werner Söderström Osakeyhtiö, 1938 [1952 ottava edizione], p. 4.


Ma a questo punto possiamo scendere maggiormente nel dettaglio. Nel file linkato nella tavola seguente trovate una classificazione delle lingue uraliche più completa, tassonomicamente arrangiata. Si tratta di una tassonomia con grado di approfondimento medio-basso (si arresta sostanzialmente al taxon "dialetto"), da tenere presente come primo riferimento per la tassonomia uralica, ed anche come primo modello di tassonomia linguistica (un modello più approfondito e sofisticato sarà presentato fra poco per le lingue baltofinniche).


una classificazione delle lingue uraliche
una classificazione delle lingue uraliche
una classificazione delle lingue uraliche

[tav. 4]
Una classificazione tassonomica completa e di dettaglio medio-fine delle lingue uraliche. In grassetto le varietà standard "letterarie" (quando ve ne sono); in blu sono numerati i taxa lingua; delle principali varietà è indicato il distretto (oblast' se nella Repubblica Russa, o la "Repubblica autonoma" se in una repubblica interna alla Repubbòica Federale Russa.
Adattato da Manuel Barbera, Introduzione storico-descrittiva alla lingua vota (fonologia e morfologia), Pavia, Legostampa Editore, 1995, pp. 16-2.


2.3.3 Ungherese e lappone: due tipi di glottogenesi opposte.


L'ungherese rappresenta forse il caso più evidente della caratteristica glottogenesi migratoria di tipo "altaico" nelle lingue uraliche. L'ultima, importantissima, migrazione di popolazioni uraliche, avvenuta ormai in epoca "storica", è infatti proprio quella degli ungheresi, o meglio: di una confederazione tribale, in cui, accanto a molte componenti turche (il nome stesso del capo della confederazione, Árpád, è di origine bulgaro-turca), erano predominanti tribù di tipo proto-ungherese. Comunque, nel IX secolo (la data tradizionale della honfoglalás 'conquista della patria è l'896) questi "ungheresi" si spostarono in Europa, nell'area del medio Danubio e del Tibisco, a partire dalla zona del medio Volga (la cosiddetta Magna Hungaria) dove si erano precedentemente stanziati, separandosi dagli ugrici dell'Ob'.

Se nel caso dell'ungherese etnogenesi e glottogenesi sono parallele, entrambe coagulate intorno alla honfoglalás, quello delle lingue lapponi è un caso diametralmente opposto, in cui etnogenesi e glottogenesi rappresentano due fenomeni completamente distinti.
Quando uno analizza la stratificazione del lessico e della morfologia delle lingue lapponi, una volta sceverato l'elevato numero di prestiti germanici (in diverse distribuzioni cronologiche e geografiche) ed altri minori gruppi di prestiti, non resta dubbio alcuno che la componente assolutamente maggioritaria di queste lingue giustifica la posizione di lingua sorella del proto-baltofinnico assegnata al proto-lappone in tutte le classificazioni. Resta però anche una inquietante zona opaca del lessico etimologico lappone: circa il 15% resta infatti di origine affatto sconosciuta. Questo dato, associato alla visibile differenza antropomorfica rispetto a finnici e scandinavi (i lapponi non sono alti, biondi e con gli occhi azzurri, ma sono bensì molto più simili agli eschimesi ed alle popolazioni artiche in genere: bassi, bruni, con occhi scuri, volto più simile al mongolico che al caucasico, carnagione olivastra), ha dato la stura nel passato a molte fantasie, su cui non vale la pena di sostare.
Quello che invece ci può interessare è notare come i dati genetici dei mappaggi di Cavalli-Sforza, al di là delle fantasie romantiche, proiettano una realtà genica concreta alla "zona grigia" del lessico lappone:


La seconda CP genica d'Europa

[tav. 5]
Mappa della seconda componente principale genica dell'Europa secondo Cavalli-Sforza. L'area nera individua genicamente l'area lappone. Che l'asse Lapponia - Spagna rispetto a quello Medioriente- Scandinavia della prima componente abbia verso opposto (ossia sia frutto di una sopravvivenza residuale anziché di un'espansione) è un'interpretazione in base a criteri extragenetici (storici ed archeologici): da soli i criteri geneici non possono fornire infatti l'orientamento dei gradienti. Riprodotto da Luigi Luca Cavalli-Sforza - Paolo Menozzi - Alberto Piazza, The History and Geography of Human Genes, Princeton University Press, 1994; trad. it. Storia e geografia dei geni umani, Milano, Adelphi, 1997, p. 551.


Su queste basi, l'unica spiegazione che soddisfi tutti i dati, pare essere che la popolazione antenata dei lapponi odierni (potremmo chiamarli i "pre-lapponi") rappresenti uno strato arcaico, preindoeuropeo e preuralico, della popolazione d'Europa. Questi "pre-lapponi" in epoca più recente avrebbero abbandonato la loro (o le loro, per quel che ne sappiamo ...) sconosciuta lingua preistorica (il "pre-lappone", come potremmo chiamarlo) passando alla lingua finnolappone da cui discendono le lingue lapponi odierne, lasciando come uniche sopravvivenze del "pre-lappone" i residui inanalizzabili che troviamo nel lessico lappone moderno.


2.3.4 Le lingue baltofinniche: un caso emblematico.


Concentriamoci ora sul baltofinnico. Questa è una cartina linguistica:

Carta  linguistica delle lingue baltofinnche e delle loro principali varietà

[tav. 6]
Carta linguistica delle lingue baltofinniche e delle loro principali varietà. I toponimi sono nella lingua ufficiale del loro territorio. I nomi delle lingue / dialetti sono abbreviati nella legenda; questi sono gli scioglimenti: Su. "finnico" (in finnico suomen kieli), Ka. "kareliano", Au. "oloneziano" (in finnico aunuksen kieli), Ly. "lüdo" (in finnico lyydilaismurre), Ve. "vepso", In. "ingrico", Vo. "voto", Ee. "estone" (in estone eesti keel), Li. "lìvone"; N S E W stanno ovviamente per i punti cardinali, cNE vale per "costiero nordorientale" e Ku. per "Kukkuzi". Riprodotto da Manuel Barbera, La gradazione baltofinnica, Londra, Lothian Foundation Press, 1993, p. 8.


La tavola seguente presenta analiticamente la stessa situazione sotto forma di classificazione a maglia dialettale molto stretta, impostata in modo tassonomico rigoroso:


una classificazione delle lingue baltofinniche una classificazione delle lingue baltofinniche una classificazione delle lingue baltofinniche una classificazione delle lingue baltofinniche

[tav. 7]
Classificazione tassonomica a maglia dialettale stretta delle varietà linguistiche baltofinniche. Adattato da Manuel Barbera, Introduzione storico-descrittiva alla lingua vota (fonologia e morfologia), Pavia, Legostampa Editore, 1995, p. 15.

I taxa, cioè i livelli tassonomici, che abbiamo usato per questa classificazione (e che potete confrontare con i taxa biologici presentati nella tavola iniziale), e le caratteristiche che li fanno individuare sono i seguenti:

1. Lingue (principalmente sociolinguistica moderna,
parzialmente storica)
A. Macropartizione sovradialettale (di norma storica,
spesso anche primaria)
a. dialetti primari (entità filogenetiche effettive,
storicamente distinte)
+macropartizioni subdialettali (principalmente
storiche)
·micropartizioni subdialettali (principalmente
storiche, parte geografico-sociolinguistiche)
=sezioni di micropartizione (principalmente
geografiche, a volte storiche, ma non primarie)
-sottosezioni di micropartizione (principalmente
geografiche)

[tav. 8]
Unità tassonomiche utilizzate per la classificazione delle lingue baltofinniche.


In questo caso, le entità originarie storicamente interessanti non sono, dunque, quelle numerate come "lingua", ma quelle contrassegnate con le lettere minuscole. I rapporti storici sotto la strutturazione dialettale moderna sono stati stratigraficamente individuati da una serie di ricerche (svolte per il finnico da Pekka Sammallahti, per l'estone da Tiit-Rein Viitso, e per il voto dal sottoscritto) in base allo studio di un certo numero di isoglosse significative, tra le quali occupano un particolare rilievo quelle relative alla "gradazione":


isoglosse disegnate dalla ''gradazione'' nelle lingue BF

[tav. 9].
Le isoglosse disegnate dalla "gradazione" nelle lingue baltofinniche. La "gradazione" (in finnico astevaihtelu 'mutamento di grado') è un fenomeno di alternanze (morfo)fonologiche in base al quale l' "iniziale" (onset, Anlaut) della seconda sillaba (che nelle lingue BF coincide di solito con l'uscita del tema della parola) può comparire in grado forte (GF) o grado debole (GD) a seconda che la "finale" (Auslaut) sia leggera (uscita in vocale ossia "sillaba aperta") o pesante (uscita in consonante ossia sillaba "chiusa"). Il meccanismo è spiegato più diffusamente per il finnico nel paragrafo seguente. Riprodotto da Manuel Barbera, La gradazione baltofinnica, Londra, Lothian Foundation Press, 1993, p. 101.

La situazione ricostruibile è infatti la seguente:

filogenesi delle costituenti storiche primarie delle lingue BF

[tav. 10].
La filogenesi delle costituenti storiche primarie rispetto alla riorganizzazione dei sistemi dialettali delle "lingue" baltofinniche odierne. Riprodotto da Manuel Barbera, La gradazione baltofinnica, Londra, Lothian Foundation Press, 1993, p. 103.


Si tratta di uno schema complesso, in cui le unità di convergenza nei sistemi dialettali ("lingue") moderni sono raffigurate dalle aree retinate, e la struttura arborescente costruitavi al di sopra indica (con spostamenti "geografici" dei rami come nella cartina predente del protouralico) le relazioni genealogiche effettive delle componenti filogenetiche primarie.


2.3.5 Il sistema fonologico del finnico: consonantismo, gradazione e vocalismo.


Il sistema fonologico del finnico (di cui abbiamo intravisto qualcosa nel paragrafo precedente) è al contempo estremamente semplice (nelle sue linee strutturali) ed abbastanza caratteristico e complesso (nel suo uso della durata e nelle sue alternanze [morfo]fonologiche) da costituire tanto un buon punto di partenza per studiare la costruzione dei sistemi fonologici (specie consonantici) in generale, quanto una buona introduzione ad alcune caratteristiche fonologiche tipiche del gruppo di lingue di cui fa parte.

Se limitiamo, infatti, il consonantismo ai soli fonemi veri e propri, il sistema è di una semplicità estrema (di fatto tra i più spartani del mondo; per una migliore comprensione, consiglio di inserire queste osservazioni nel secondo percorso di studio sulla fonologia suggerito nel paragrafo su Trubeckoj): un'unica serie di occlusive su soli 4 punti di articolazione, due fricative, due nasali, due liquide e tre approssimanti, cui però si aggiunge la durata /:/, sempre distintiva:

Il sistema fonologico consonantico del finnico

[tav. 11]
Il sistema fonologico consonantico del finnico. In ascissa i punti di articolazione (da anteriori a posteriori), in ordinata i gradi d'apertura del canale fonatorio (da occlusivi ad approssimanti). Tutti i fonemi sono stati notati con il grafo dell'ortografia standard (la cui univocità è nel complesso eccellente, tra le migliori al mondo), con l'eccezione dell'occlusiva glottale, per cui ho usato il grafo IPA.

L'unica complicazione (cfr. il terzo percorso di studio sulla fonologia suggerito nel paragrafo su Trubeckoj) sembrerebbe essere l'occlusiva glottale, che ricorre solo in finale di parola (o membro di composto) dopo vocale, e non è segnata dall'ortografia standard (nelle grammatiche è a volte segnata con un apostrofo). In realtà, non è mai pronunciata come tale, ma è sempre assimilata fonosintatticamente alla consonante della sillaba successiva, per cui, ad es,. tule tänne 'vieni qui!', che fonologicamente è /tule' tänne/, foneticamente è realizzato /'tulet:tæn:ne/. Una delle pochissime discrepanze tra pronuncia e scrittura dell'ortografia finnica è in effetti data proprio dalla mancata rappresentazione della glottale nei composti, per cui, ad es., [tervet:tuloa] 'benvenuto' è scritto tervetuloa anziché, come uno si aspetterebbe, *tervettuloa.
Anche la allofonia per quanto riguarda le variazioni puramente posizionali (tassofoni; per meglio contestualizzare, cfr. il terzo percorso di studio sulla fonologia suggerito nel paragrafo su Trubeckoj) è modesta, ed interessa solo la nasale, velare davanti a velare (variazione perdipiù resa anche nell'ortografia con il grafo "ng"), e l'approssimante glottale, velare arretrato davanti a velare. Quello che complica, invece, il quadro sono le alternanze morfofonologiche note come "gradazione consonantica", cui già abbiamo accennato classificando le lingue baltofinniche. Il loro impatto nel sistema fonologico, comunque, è superficialmente limitato, in quanto non producono foni nuovi rispetto a quelli già altrimenti presenti, con un'unica eccezione, la [d]. Questo, infatti, è un risultato introdotto artificialmente all'inizio del secolo scorso, su modello dello svedese, per unificare nel finnico standard gli esiti fortemente differenziati che i dialetti presentano per il grado debole di /k/. Si potrebbe anche accettare che ormai in finnico moderno standard [d] abbia ormai valore di fonema /d/ in base alla sua diffusione nei nomi propri e nei prestiti svedesi, se non fosse così poco integrato nel sistema (sarebbe l'unico fonema a presentare una opposizione distintiva di sonorità).

Il sistema fonologico ed allofonico consonantico del finnico

[tav. 12]
Il sistema fonologico ed allofonico consonantico del finnico. Tutti i fonemi sono stati notati, questa volta, in IPA.

La gradazione (in finnico astevaihtelu 'mutamento di grado'; dal punto di vista della linguistica storica cfr. la tavola sulle isoglosse gradazionali nel baltofinnico; dal punto di vista fonologico cfr. invece il terzo percorso di studio sulla fonologia suggerito nel paragrafo su Trubeckoj) è un fenomeno di alternanze (morfo)fonologiche in base al quale l' "iniziale" (onset, Anlaut) della seconda sillaba (che nelle lingue BF coincide di solito con l'ultima sillaba del tema) può comparire in grado forte (GF) o grado debole (GD) a seconda che la "finale" (Auslaut) sia leggera (uscita in vocale ossia "sillaba aperta") o pesante (uscita in consonante ossia sillaba "chiusa"). Il fenomeno è caratteristico di (quasi) tutte le lingue finnolapponi (ad esclusione del vepso e del lappone meridionale). L'alternanza, estremamente pervasiva in quanto interessa tutte le occlusive e la maggior parte dei loro nessi, ha carattere non solo fonologico ma anche morfologico, in quanto avviene tipicamente a seguito dell'associazione o meno di qualche morfema al tema. Ad esempio in finnico a fronte del nominativo, che non ha alcuna desinenza e coincide con il tema nudo, il genitivo aggiunge -n, mutando l'Auslaut della seconda sillaba ed innescando la gradazione: liitto 'unione-NOM' (GF: sillabicamente CVVC-CV, con seconda sillaba aperta) diventa così al genitivo liiton da un teorico *liitto+n (GD: sillabicamente *CVV-CVC con seconda sillaba chiusa): si ha così un'alternanza tra il GF tt ed il GD t. Il preciso mutamento fonetico dei "gradi deboli" può variare tra l'abbreviamento (I), la lenizione (II), l'assimilazione (III) e la semplificazione (IV), anche combinate (VI), mentre solo pochissimi clusters (VII) ne restano inalterati. Nella tavola seguente riporto un campionario completo di esempi (tutti tra nominativo e genitivo) per rendere meglio comprensibile il meccanismo.

La gradazione consonantica in finnico

[tav. 13]
La gradazione consonantica in finnico: repertorio completo di esempi, scelti tutti nell'opposizione tra nominativo (tema nudo) e genitivo (+ -n). I 7 tipi di mutazione sono quelli elencati sopra nel testo. Riprodotto da Manuel Barbera, La gradazione baltofinnica, Londra, Lothian Foundation Press, 1993, p. 15-16.

Venendo invece al vocalismo, il finnico presenta un sistema appena più complesso, articolato su tre ordini per 3 soli gradi di apertura (per una miglior comprensione cfr. il primo percorso di studio sulla fonologia suggerito nel paragrafo su Trubeckoj). La correlazione presente oltre a quella di anteriorità è la procheilia o labializzazione, per cui si hanno anche le anteriori alte [y] e medie [ø] (come ad es. in francese). L'estone aggiunge a queste anche una serie aprocheilica nell'ordine velare, avvicinandosi di più alla situazione di molte altre lingue uraliche più orientali, che hanno spesso vere serie di aprocheile (velari o centrali) e di "ridotte" o centralizzate. Notate, tra l'altro, l'altra "singolarità dell'estone": la presenza di almeno tre gradi distintivi di durata (breve : lungo : extralungo); la forte sensibilità alle variazioni di lunghezza è caratteristica precipua di molte lingue uraliche.

Il vocalismo finnico ed estone

[tav. 14ab]
Il sistema fonologico delle vocali in finnico ed estone. I grafi usati sono quelli delle rispettive ortografie standard.

Se la gradazione è un sistema di alternanze peculiare del solo gruppo finnolappone, l'armonia vocalica è invece un sistema di alternanze caratteristico tanto della maggior parte delle lingue uraliche quanto ancor più delle lingue altaiche, ed è parlando di queste che affronteremo più decisamente l'argomento (cfr. oltre).


2.3.6 I sistemi locativi di caso in finnico ed ungherese.


Le lingue uraliche hanno sistemi di casi spesso complessi, che possono raggiungere (contando solo i casi "regolari") i 21 dell'ungherese (ugrico), od i 19 del komi (permico), con i 12 del finnico (baltofinnico) che rappresentano la media. Dato che avevamo già presentato il problema dei casi locativi parlando delle lingue caucasiche NE, e dato che le soluzioni del finnico e dell'ungherese costituiscono altri casi assolutamente generali dal punto di vista strutturale, non sarà male presentarli brevemente.


direzionalità interiorità prossimità
stato
(in : ad)
inessivo
-ssA
adessivo
-llA
moto a
(in : ad)
illativo
-(h)V(V)n
allativo
-lle'
moto da
(ex : ab)
elativo
-stA
ablativo
-ltA

direzionalità interiorità adesione prossimità
stato a
(in : super : ad)
inessivo
-bAn
superessivo
-(E)n
adessivo
-nÁl
moto a
(in : sub : ad)
illativo
-bA
sublativo
-rA
allativo
-hOz
moto da
(in : de : ad)
elativo
-bÓl
delativo
-rÓl
ablativo
-tÓl

[tav. 15ab]
Il sistema dei casi locativi del finnico (a) e dell'ungherese (b). Si badi che nella tabella si sono seguite le seguenti convenzioni, specie per quanto riguarda la rappresentazione dell'armonia vocalica (che tratteremo a proposito delle lingue altaiche). Per l'ungherese: "A" = {a~e}, "E" = {o~e~ö}, "O" = {o~ö} + "´" = lunghezza; per il finnico: "A" = {a~ä}, "V" = vocale=tematica.

Rispetto al sistema del tabassarano che avevamo precedentemente analizzato notiamo alcune differenze. In primo luogo la consistenza delle dimensioni è ternaria (come più spesso accade, dato che rappresenta l'articolazione più semplice dello spazio deittico) anziché a cinque membri. In secondo luogo, la scelta delle dimensioni non-direzionali ma bensì di inerenza è diversa: prevale il concetto di interiorità all'inerenza, ed anzi l'ungherese aggiunge anche una dimensione di aderenza. L'organizzazione sublogica (come la chiamava Hjelmslev) dello spazio, come ben si può vedere da questi tre esempi, viene articolata diversamente da lingua a lingua e non rappresenta, in sé, un "universale".
Un'altra differenza è che apparentemente, mentre il sistema del tabassarano era chiaramente composizionale, i morfemi del finnico e dell'ungherese sembrano compatti o comunque "fusi": In realtà, storicamente, anche questi sono frutto di combinazione di morfemi distinti, che sono ancora abbastanza facilmente identificabili nel finnico (*s 'interiorità' e *l 'prossimità': per una analisi più approfondita cfr. la mia Introduzione storico descrittiva alla lingua vota. Fonologia e morfologia, Pavia, Legostampa, 1995, pp. 150-179), e meno scopertamente nell'ungherese.